Campo dei Fiori Trail – Serena è tornata

In genere i ringraziamenti si lasciano alla fine, ma in questo caso è doveroso farli fin da ora, perché senza il contributo di alcune persone questa magia non sarebbe stata possibile. Ringrazio da subito lo staff del Campo dei fiori Trail in particolare Luca Banfi che tenendomi buona l’iscrizione dell’anno scorso mi ha incoraggiata a partecipare; e poi tutti i ragazzi che hanno tracciato il percorso permettendomi di provare in solitaria almeno una parte della gara con un allenamento in autonomia, cosa che sarebbe stata impossibile senza le tracce blu.

Avevo perso ogni speranza di partecipare una volta diventata mamma una seconda volta: i tempi stretti della preparazione (poco più di 4 mesi) ripartendo da 0 e il caldo africano estivo hanno messo a dura prova la volontà di allenarmi. Non bastava uscire alle 5 del mattino che già faceva caldo e durante l’allattamento (si ho detto allattamento) occorre bere molto, al punto che 6 litri di acqua al giorno non bastavano per idratarmi.

Avevo quasi rinunciato ad agosto quando la nonna Assunta ha insistito perché chiedessi allo Staff CFT se avesse potuto iscriversi con l’intento di fare la gara col servizio scopa. Ed è stato così che Luca ha convinto anche me a partecipare, spronandomi a provare il percorso (o almeno in parte) già tracciato, considerando poi che buona parte dei sentieri li conoscevo molto bene. Negli ultimi 3 mesi se ho potuto correre è stato anche merito di tutte le persone che mi hanno permesso di uscire ad  allenarmi nei piccoli ritagli di tempo ed ogni uscita è stata una benedizione per me. Ho ripreso coraggio quando ho riallacciato le scarpe da trail nelle tapasciate ricordandomi di quella bella sensazione di benessere nel correre in natura.

Sono bastate poche settimane per ritrovarmi alla vigilia della gara e un po’ rimpiango di non essere riuscita a fare di più. Al contrario del mio solito, ho impiegato poco per i preparativi perché per me l’essenziale era portare le mie gambe ancora per una volta sui sentieri che mi hanno fatto appassionare alla corsa. Ed ecco, dopo il saluto a marito e figlie, mi ritrovo in griglia con la nonna Assunta: mai avrei pensato che un giorno avrei corso con mia mamma…per giunta un trail! Sotto la musica a tutto spiano si parte. È la prima volta che sperimento in un trail la bella sensazione di avere un vantaggio, ovvero conoscere le parti corribili e quelle meno ed all’inizio ho giocato di strategia: correre anche in salita per stare nel gruppo e non trovarmi sola nei punti più difficili.

In men che non si dica supero il morselli, arrivo a Comerio, svolta a destra e si apre l’autostrada del sentiero 10: il mio sentiero 10, compagno di tante mie pause pranzo, in ogni stagione, con ogni situazione climatica al punto che potrei percorrerlo ad occhi chiusi. Ed è li che ho ingranato la marcia e liberato le gambe, perché a muovermi non era solo lo spirito trail ma anche la voglia di salutare ancora una volta quel posto magico che sapeva caricarmi nelle giornate più storte. Il mio slogan di fronte alle infermiere e Folaga1caposala fumatrici incallite, che mi guardavano incredule quando rientravo dalla pausa con la “divisa” da runner, era: meglio correre piuttosto che fumare…e un po’ di amaro rimane per quel contratto di lavoro scaduto e non  più rinnovato di fronte alla mia maternità e raggiunta Velate di fronte a quel cancello, l’ingresso di ogni mia corsa, non posso trattenere quel gesto forse poco femminile ma anche fin troppo educato nei confronti di quell’azienda che mi ha fatto pagare lo scotto della maternità.  

Ma non voglio troppo perdere tempo, il bello del trail mi attende. Ristoro dei 10 km in piazza Duca d’Aosta e dritto verso Monte San Francesco, la mia prima scoperta nelle mie prime uscite, e qui mi viene da ringraziare tutte quelle volte che ho potuto apprezzare i sentieri che da qui partano: verso il Sacro Monte, verso le Marmitte dei Giganti… per non parlare della storia dell’antico monastero.. ma non c’è tempo devo correre per stare nel gruppo e arrivare alla scalinata tanto temuta. E infatti ho capito perché era così dura!! La strategia ha funzionato, stare nel gruppo mi ha permesso di non guardarmi troppo attorno: seguivo i piedi di chi mi precedeva per non lasciarmi scoraggiare, respirando ad ogni singolo gradino. E qui mi viene da sperare che le “ripetute” sugli 8 piani di scale dell’ospedale milanese, pioniere della ricerca che mi ha ridato una dignità lavorativa, mi siano servite nella preparazione. Arrivo in cima accolta dalle scampanate dei volontari e non mi sembra vero: è fatta! Ed ora la scala del cielo! Peccato per la foto mancata ma avevo la parete di roccia da scalare. E qui ringrazio quel ragazzo che mi ha tenuto i bastoncini e mi ha permesso di arrampicarmi guidandomi nei miei passi. So che mancano ancora dei punti critici, ma in fondo mi sento a casa. Passato monte 3 croci si punta al secondo ristoro, alla locanda Irma, giusto in tempo per rifornirsi e correre alla punta di mezzo. Le gambe già erano provate dalla fatica ma non volevo tardare per le mie figlie e Agostino.E allora via, la corsa sul sentiero 1 che qualche anno fa (anche se Agostino dice che non è vero) era pieno di more dimensione big bubble. Ed ecco la deviazione per la punta di mezzo, bastoncini d’obbligo. Ancora una volta la compagnia aiuta e faccio appello a tutti i video e foto che ho scaricato per prepararmi ad affrontare a cresta. Ed era come la immaginavo: con panorama mozzafiato. Ma non potevo distrarmi, tante le difficoltà inclusa la discesa che avrei voluto affrontare in velocità ma in allenamento questo mi è mancato (ho fatto solo salite). Ancora uno sforzo ed ecco l’ultima fatica (si fa per dire) per raggiungere il Forte di Orino. Fino a questo punto non mi ero concessa pause ma 2 minuti di sosta li ho spesi per ammirare ancora una volta quel meraviglioso paradiso che avevo davanti.

Folaga3

 

E chiedo scusa per questa licenza poetica manzoniana, ma è così che saluto quei posti che erano la mia boccata d’aria nei piccoli momenti di pausa e che adesso sembrano un miraggio. Poco alla volta scendo a piccoli passi, in solitaria, su quelle rocce che mi lascio alle spalle e un po’ invidio i primi della 42 e della 65 che mi superano e che posso solo incoraggiare e ammirarne la bravura. Non appena finisce il tratto roccioso raccolgo le mie energie, come ho imparato dalle maratone, supero i crampi per riprendere la corsa a buon passo e raggiungere il terzo ristoro rock, per poi volare sulle discese fino a Gavirate e riabbracciare la mia famiglia. Ed ecco Agostino con Anna e Noemi. Tengo Anna per mano per correre insieme ma poi la prendo in braccio e qualcuno osa dire “anche questa”…risposta: “perché noi mamme facciamo questo e anche altro”. Un traguardo raggiunto dopo 4 ore e mezzo.. forse sembra troppo per una 25 km.. ma l’effetto sulle gambe per me è stato quello di una maratona. Folaga4Dopo la nascita di Anna avevo avuto sette mesi di preparazione  per la maratona, ma dopo Noemi ne ho avuti poco più della metà…e quindi: va bene così! Ringrazio ancora tutti coloro che mi hanno aiutata a preparare questo trail dove ho messo, più che le gambe, la testa e il cuore. Non ultimo la nonna Assunta che ha dimostrato col suo sorriso all’arrivo che anche le imprese più impensate sono possibili.

Ancora grazie a tutti!

Serena

Ti è piaciuto l'articolo? Perché non lasci un commento?

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: