Il muro di Sormano – Storia, leggenda e fatica in 1,5 km di asfalto

Domenica ho concluso la mia stagione ciclistica con la Mediofondo Fabio Casartelli ad Albese con Cassano, vicino a Como. E’ una corsa che mi piace particolarmente per diversi motivi: primo tra tutti il ricordare un campione “dimenticato” che fu capace di vincere in quella Barcellona olimpica che, in tempi di Euro-crisi, andrebbe rispolverata. L’immagine di Fabio che sprizza gioia e commozione sul gradino piu’ alto del podio è un’immagine che porto dentro e che per me è l’essenza dello spirito sportivo, dell’incredulita’ di fronte ad un sogno che si avvera. E quel sogno si spezzera’ il 18 luglio 1995 nella discesa di un colle semisconosciuto del Tour de France, lasciando in tanti un vuoto che, ogni anno, viene colmato dalla presenza di oltre 1000 ciclisti che fanno, col pensiero rivolto a lui, 115 km nei posti in cui lui si allenava.
Poi la Casartelli mi piace perchè non è agonistica; è senza classifica finale, ognuno ci mette il tempo che vuole, e questo la fa sembrare, come diremmo “noi” podisti, una tapasciata di alto livello. Che dire poi dell’anguria ai rifornimenti: è una cosa che non si trova da nessuna parte nelle gran fondo ciclistiche….!!!
Sono i miei posti, le mie strade, il contesto di questa “gara”: qui mi allenavo da quando avevo 16 anni: la periferia di Como, la brianza lecchese, la salita di Onno, il dorsale lariano con la discesa di Nesso , ed il Ghisallo, dove noi ciclisti non possiamo non salutare, ad ogni passaggio, la Madonna del Ghisallo, nostra protettrice dal 1948, che tante grazie ha regalato e tante giovani vite ha accolto con se pur nel pianto dei loro cari.
Ma la mediofondo Casartelli per me dall’anno scorso è diventata una sfida: la sfida al Muro di Sormano. Questa salita, poco piu’ che una mulattiera in larghezza ( ma asfaltata benissimo dopo il restauro degli anni scorsi ) è una vera e propria ricerca della fatica.
Per capire quanto sia terribile basta pensare che una volta era inserita nel Giro di Lombardia dei professionisti ed è stata tolta perchè troopo dura….
Si sale di circa 300 metri in poco piu’ di 1,5 km, e la pendenza media di circa il 20% è la piu’ dura tra le strade “carrozzabili” da qui alla vicina Svizzera. Qualche anno fa avevo provato ad affrontarla in allenamento ma mi ero subito tirato indietro: pensate che ogni metro di dislivello è segnato sull’asfalto, ma lo sguardo di chi lo affronta difficilmente riesce ad allontanarsi molto dalla ruota anteriore. Qui se ti sbilanci un attimo la bici si impenna e la cosa piu’ temuta è mettere il piede a terra: non si riparte piu’ tale e’ la pendenza che ci si trova ad affrontare. L’anno scorso ci avevo messo circa 12 minuti; un tempo enorme per la lunghezza, direte. Ma penso che a piedi non ci si metta molto di piu’ . E qui ne salgono molti bici alla mano. Quest’anno mi sono migliorato di tanto, in proporzione, fermando il cronometro ad 11 minuti e 9 secondi. Fermato il cronometro ma non il cuore, se pensate che dopo 2 minuti dall’essermi fermato, al ristoro in cima, avevo ancora piu’ di 170 battiti: qui la “macchina” cardiaca pompa come il Titanic quando cerca di evitare l’iceberg, e chi non lo conosce sbatte cpntro questa terribile rampa naufragando nei rapporti troppo duri che non bastano mai e che alla fine ti fanno salire a piedi.
Nelle maratone non ho mai trovato nulla di simile, anche se ribadisco la mia convinzione che una maratona a piedi sia sempre e comunque piu’ difficile da gestire che una granfondo in bici.
Da lunedi’ scorso ho ripreso le scarpette, e mi ci vorra’ qualche settimana per carburare.
Gli appuntamenti per quest’anno sono Firenze ed Honolulu; il primo obiettivo è sempre finirle, poi se le gambe staranno bene si vedrà piu’ avanti.
Al “muro” do appuntamento per l’anno prossimo. Altro giro, altra sfida.
Agostino
 
29-Ago-2011 19:35, HP HP Scanjet djf4200
 

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