Camminata del pompiere

Tanti di voi domenica non mi hanno vista nè partire, nè arrivare…eppure a “correre” c’ero anch’io…Sono partita all’interno del gruppo ma sapevo già che il mio dolore all’anca che da qualche giorno mi perseguita si sarebbe fatto sentire. E’ solo un piccolo dolore, uno dei postumi della mezza di Verona, che mi permette ugualmente di correre ma con cautela. Avevo bisogno di questa corsa lenta e vi ho lasciati tutti avanti, per permettere alle gambe di ingranare. E così domenica c’è stata la mia conquista: quella delle NON-REGOLE! Ma chi l’ha detto che “tapasciata”è sinonimo di “corsa”? Domenica mi sono concessa una libertà: decidere che non ci sono regole e quindi che posso anche “non correre”. Questo significa che a volte si può lasciare il posto ad un passo un po’ più lento, recuperare le energie dopo uno sforzo come quello di una mezza. La camminata del pompiere non me la ricordavo così ricca di sali e scendi e nonostante quel mio doloretto, mi sono tolta una soddisfazione: il percorso dei 20 km. Ho trascorso i primi 6 km con le gambe ancora dure, con i crampi a fior di pelle sulle discese…ma poi, complice quest’aria di primavera tanto attesa, le gambe girano di nuovo ed arrivata al 10° Km mi sono detta: ma è già quasi finita? Sì, perchè con quel dolore avevo pronosticato (lasciatemi il termine, è la deformazione del mio lavoro ) di arrivare a 12. Ma poi ho sentito che quel terreno morbido sotto i piedi mi stava rimettendo al mondo, quel dolore acuto sull’asfalto diventava silenzioso sui sentieri del parco. Allora perchè finire così? E così ho seguito gli altri, seguendo la mia libertà: oggi non ci sono regole. Ho scoperto così il divertimento di correre ascoltando ogni movimento, cercando quei momenti di ristoro sulle strade sterrate e scoprendo che oltre l’asfalto c’è qualcosa di più dei prati e dei sentieri. Se non fossi andata avanti mi sarei privata anche di un’altra scoperta importante, cioè di correre dove prima del sole c’era la neve: sul fango! Correre sul fango, inzuppare le scarpe quasi nuove con l’ingenuità dei bambini, seguendo con il sorriso sulle labbra anche chi di trail se ne intende, per copiare la tecnica e capire come fare a uscirne quasi puliti. Sono giunta al traguardo sudata ma rinata, infangata e contenta con la soddisfazione di aver tenuto un passo lento e costante, senza superare limiti, ma semplicemente con la curiosità di guardare dove mi portavano quei 20 Km. All’arrivo ritrovo i compagni di avventura che pazientemente mi hanno aspettata per il ritorno in macchina e che hanno tenuto vivo il clima “car pooling” delle 5 cascine. Perchè a “tapasciare” la domenica mattina si va insieme e sarà la corsa o sarà la primavera, ma nonostante il fango, il vento ed il primo caldo in macchina sono volate battute di spirito e ironia.

Serena

Ti è piaciuto l'articolo? Perché non lasci un commento?

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: