Milano City Marathon 2013

Prima dello scorso Natale, quando da sborone “cosa vuoi che sia una maratona ormai la fanno tutti…” proposi a Pino di fare finalmente il grande salto e cimentarci con la mitica distanza, potevo solo immaginare di vivere due stati d’animo, come sofferenza e gioia, in maniera così intensa.

ID_9560486La maratona di Milano appariva ancora lontana, eravamo in pieno inverno e quindi speravo, una volta scollinato febbraio, di cominciare ad allenarmi avendo almeno il meteo come alleato. Previsione sbagliata in pieno, proprio quest’anno doveva fare la primavera più fredda e piovosa/nevosa degli ultimi 50 anni…cominciamo bene. Io comunque, un minuto dopo aver visto la tabella di allenamento che ci aspettava per i tre mesi successivi, stavo già cercando la scusa giusta per rinunciare; peccato che, avendo proposto io la cosa, mi fossi già tirato la zappa sui piedi, sarebbe stato da traditori ritirarsi. E allora vai con passeggiate domenicali al lago di Varese (detto così sembra romantico…) che mano a mano si allungavano sempre di più, e lunghe sempre più lunghe ripetute tutti i giovedì sera. A peggiorare simpaticamente le cose, tra l’altro, c’è Pino che, quando si tratta di rispettare le tabelle, è peggio di un orologiaio svizzero, non si sgarra, le distanze vanno fatte finchè il garmin (il suo naturalmente…) non indica l’ultimo metro.

E poi…e poi finalmente arriva questo benedetto/maledetto giorno…7 aprile. Come mi avevano predetto in molti, la notte precedente è risultata decisamente agitata e, alzandomi al mattino, non ho buone sensazioni. Se da una parte mi dico che ci siamo, è arrivato il grande giorno, dall’altro ho un tarlo continuo nella mente.…ho dovuto saltare completamente le ultime due settimane di allenamento per un dolore al ginocchio (infiammazione da sovrallenamento credo) e devo continuamente scacciare il pensiero di ritirarmi, magari dopo venti o trenta km…che beffa sarebbe. Questo bel pensiero mi accompagnerà fino al cartello dei quaranta e credo che il non avere la testa libera abbia influenzato il modo di correre e il “vissuto” di questa esperienza.

Comunque sia, si parte. Al parcheggio Rho-Fiera troviamo Enrico che, molto allegramente, ci invita a partire davanti con lui, tanto, dice, abbiamo tranquillamente i 5’ al km nelle gambe… desisto dall’impulso di dargli una testata; si è appena sposato e il giorno seguente deve partire per il viaggio di nozze. Gli “spogliatoi” sono i parcheggi coperti per le auto, riusciamo a trovare un angolo di un tavolino da utilizzare come appoggio e cominciamo con la sacra vestizione al ritmo di un tamburo, più che altro fastidioso a quell’ora, martellato senza sosta da un invasato…mentre portiamo le sacche ai camion incontriamo Agostino, venuto in treno, che ci informa della sua intenzione di stare sui 4’ 45”/km….Enrico vai, vai che hai trovato compagnia. Riusciamo a salutare anche Claudio, che da pacemaker delle 4h 15′ è rilassatissimo e felice, per uno come lui sarà una passeggiata.

DSCN2904Nove e venti in punto, il cannone della 1° guerra mondiale spara e si parte…io, che non minziono mai in corsa, la faccio 3 volte nei primi 15 km (dovuto, presumo, alla rottura delle acque dopo la ritenzione idrica da antinfiammatori dei giorni precedenti) e ogni volta è una rincorsa affannosa per recuperare la compagnia di Pino…l’ultima volta ci metto 5 km per riprenderlo…la buona notizia è che così facendo ormai siamo alla mezza….quella cattiva di notizia naturalmente è che ne mancano ancora 21 e io non parlo già più, ascolto e basta, al massimo tiro qualche madonna…al 30esimo siamo in Duomo e inizio a non sentirmi bene per niente, vedo Daniela e Teresa, le ns. mogli, che ci incitano, mi gaso e per un attimo mi sembra di stare anche bene (ah la testa quanto conta!), resto attaccato con i denti a Pino e al pacemaker delle 3h 45′ che ormai ci ha raggiunti ma al 35esimo rallento di colpo, un crampo mi attanaglia dietro la gamba, mi trascino un po’, cerco di fare streching in corsa ma naturalmente peggiora, anzi per la par condicio anche l’altra gamba è preda di crampi…panico paura…calma, calma la maratona è testa dicono i saggi e quella vera inizia al 35esimo km…basta che la mia non finisca…rallento e ricomincio a corricchiare e piano piano, seppur con i flessori delle cosce rigidi come bastoni, avanzo, mi trascino, cerco di distrarmi e pensare al traguardo così vicino e allo stesso tempo lontano… avanti, avanti c’è la gloria che poi per me sarebbe la fine della sofferenza….ne mancano solo 6, poi 5…quando intravedo il cartello dei 40 finalmente mi rilasso. E’ la prima volta oggi, e mi dico che ormai è fatta e posso anche arrivare strisciando sui gomiti…tagliando il traguardo l’emozione è molto forte, non riesco a trattenere qualche lacrima…mi accascio, qualcuno mi dice se sto bene, no non sto bene per niente, ho solo bisogno di stare da solo e riprendermi, sono in confusione totale. Vedo Pino che mi sta aspettando, ci abbracciamo…ce l’abbiamo fatta!! E non ci sembra ancora vero…abbiamo fatto la MARATONA…e adesso so che non la fanno mica tutti!

Un ringraziamento va a Pino, amico e compagno di allenamento senza il quale nemmeno avrei iniziato a pensare ad una cosa del genere e ai tanti amici delle 5cascine e non, che ci hanno incoraggiato, consigliato e supportato con la loro compagnia durante le consuete ripetute del giovedì o per i lunghi al lago di Varese e al parco delle groane immersi nella neve…le loro parole sono state uno stimolo enorme per andare avanti.
E per finire le ns. Sante Consorti che, oltre ad assecondare questa ns. sana passione, sono venute a Milano incoraggiandoci e facendo da crocerossine, riportando a casa due rottami…

Luca

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