Le 5 giornate “da” Milano
Il titolo di un bel film non troppo vecchio recita cosi’: “cosa aspettarsi quando si aspetta”. Alt. Fermi tutti. Non è quello che state pensando. Il mio “aspettare” è riferito ( per ora) solo alla maratona di Milano che correremo ( io e altri ragazzi delle 5 cascine ) domenica prossima, 7 aprile.
Scrivo questo articolo non tanto per farvi sapere come si sta a 5 giorni dalla gara, ma per far capire a quanti di voi non hanno ancora corso una maratona quanto è emozionante ( e per certi versi terribile… ) avvicinarsi ad una gara di 42km.
La prima sensazione è di inadeguatezza: non bastano i km percorsi in allenamenti e gare ( da gennaio per me piu’ di 800) a farci sentire pronti. Si ha sempre la sensazione di non essersi allenati abbastanza, e per chi come me non segue tabelle specifiche, la voglia è quella di forzare fino all’ultimo secondo, cercando di recuperare negli ultimi giorni qualche secondo al km che magari potrebbe servirci tra una settimana. Poi si riflette, ci si ragiona su, e guardandosi indietro ci si sente soddisfatti del lavoro svolto, qualunque sia l’esito della gara. Che poi rimane gara con te stesso, perchè non hai nessuno da battere se non la paura di non farcela.
Nei giorni antecedenti la gara si sta attenti a qualsiasi cosa: dai gradini che si fanno, alle volte che ci si alza dalla sedia. E ogni dolorino , magari stupido, che in altri giorni non avremmo neanche sentito, ci fa precipitare in un buco nero dove l’immagine piu’ ottimista è l’ambulanza di fine corsa ( altrimenti detta “servizio scopa” ) che ci porta all’arrivo nell’autoumiliazione piu’ totale. Ed allora via con ascensori, scale mobili, tapis roulant… qualsiasi cosa purchè quelle 2/3 calorie vengano risparmiate e qualsiasi tipo di infortunio possa essere evitato.
Mi ricordo di una mail, mandatami da un mio collega/amico/maratoneta 2 anni fa al mio “ritorno” sulla distanza, in occasione della Nizza-Cannes: la paura era la stessa, forse maggiore. Mi scrisse: < tranquillo Ago, quando senti lo sparo passa tutto >. E’ vero. E’ sempre cosi’. Quando parti non ci pensi piu’.
Ed allora prima che gara sia voglio dire un grazie a chi ha reso meno pesante questo periodo, cioè a chi mi/ci ha fatto compagnia soprattutto nei “pallosissimi” lunghi dell’ormai straconosciuto giro del lago di Varese: Serena, Pino, Luca, Enrico, Claudio, Sandro.
Comunque vada domenica avremo la consapevolezza di avercela messa tutta. E l’importante, in una maratona, è soprattutto questo.
Agostino