Il muro di Sormano – Storia, leggenda e fatica in 1,5 km di asfalto

Poi la Casartelli mi piace perchè non è agonistica; è senza classifica finale, ognuno ci mette il tempo che vuole, e questo la fa sembrare, come diremmo “noi” podisti, una tapasciata di alto livello. Che dire poi dell’anguria ai rifornimenti: è una cosa che non si trova da nessuna parte nelle gran fondo ciclistiche….!!!
Sono i miei posti, le mie strade, il contesto di questa “gara”: qui mi allenavo da quando avevo 16 anni: la periferia di Como, la brianza lecchese, la salita di Onno, il dorsale lariano con la discesa di Nesso , ed il Ghisallo, dove noi ciclisti non possiamo non salutare, ad ogni passaggio, la Madonna del Ghisallo, nostra protettrice dal 1948, che tante grazie ha regalato e tante giovani vite ha accolto con se pur nel pianto dei loro cari.
Ma la mediofondo Casartelli per me dall’anno scorso è diventata una sfida: la sfida al Muro di Sormano. Questa salita, poco piu’ che una mulattiera in larghezza ( ma asfaltata benissimo dopo il restauro degli anni scorsi ) è una vera e propria ricerca della fatica.
Per capire quanto sia terribile basta pensare che una volta era inserita nel Giro di Lombardia dei professionisti ed è stata tolta perchè troopo dura….
Si sale di circa 300 metri in poco piu’ di 1,5 km, e la pendenza media di circa il 20% è la piu’ dura tra le strade “carrozzabili” da qui alla vicina Svizzera. Qualche anno fa avevo provato ad affrontarla in allenamento ma mi ero subito tirato indietro: pensate che ogni metro di dislivello è segnato sull’asfalto, ma lo sguardo di chi lo affronta difficilmente riesce ad allontanarsi molto dalla ruota anteriore. Qui se ti sbilanci un

Nelle maratone non ho mai trovato nulla di simile, anche se ribadisco la mia convinzione che una maratona a piedi sia sempre e comunque piu’ difficile da gestire che una granfondo in bici.
Da lunedi’ scorso ho ripreso le scarpette, e mi ci vorra’ qualche settimana per carburare.
Gli appuntamenti per quest’anno sono Firenze ed Honolulu; il primo obiettivo è sempre finirle, poi se le gambe staranno bene si vedrà piu’ avanti.
Al “muro” do appuntamento per l’anno prossimo. Altro giro, altra sfida.
Agostino