StraLivigno

StraLivigno, 2010

StraLivigno, 2010

autore: Lele

Il gruppo è compatto ed ognuno scarica la tensione o carica l’adrenalina con gli stessi mezzi. Qualcuno di fronte a noi fa stretching in religioso silenzio, qualcun altro sistema il GPS al polso, noi ridiamo e scherziamo con gli amici della Marciatori Mozzatesi al nostro fianco.

Non ho grandi aspettative, non mi prefiggo nessun risultato olimpico, voglio solo godermi ciò che questo sport ti offre ogni volta su un piatto che non è dorato, ma è fatto di terra e sudore, sacrificio e divertimento.

Esplode un poco di emozione quando lo speaker annuncia fragorosamente la partenza. Ora non sei più un gruppo, non sei più una squadra, ora sei un individuo singolo accompagnato da altre 1000 persone, ognuna con la propria piccola sfida da battere, a formare un unico lungo cordone. In ogni curva, in ogni salita puoi trovare un amico con cui condividere la fatica.

Io vado al mio passo, mentre ormai lontano da me kenioti ed etiopi corrono accarezzando il vento che tira in questa valle.

Le prime salite mi mettono a dura prova. Non ho una preparazione mirata alla montagna e vengo da un lungo periodo di infortuni, ma volevo esserci, per me, per i miei amici runners, perchè mi piace correre.

I pensieri si mescolano velocemente nella mia testa con la stessa repentinità con cui cambia il tracciato, è un continuo saliscendi senza tregua che riempie i muscoli di acido lattico e può lasciare il segno. Ma a me non importa, io ho il mio passo, lo rispetto e so che mi ripagherà di questo continuo sforzo mentale.

Dicono che il podismo sia lo sport più democratico di tutti. E’ vero.

Riuscire a mettersi in testa di mantenere un certo ritmo, senza pretese, e non farsi scoraggiare, non perdersi d’animo, non farsi prendere dall’ansia del cronometro è pari allo sforzo mentale di chi vuole gestire la gara per portare a casa un buon risultato o di chi, addirittura, la vuole vincere.

La seconda parte del tracciato, in un leggero falsopiano, mi permette di riposare e riordinare le idee. Siamo a metà gara, ma io sono più forte di quel corvo che si posa sulla spalla e vuole farti andare fuori giri. Io ho un obiettivo: voglio portarla a termine.

Si ricomincia a salire, sono pronto a camminare se necessario ed il traguardo non è poi così tanto lontano.

Gli sguardi sono tutti per me. I fotografi non indugiano, sono al centro del loro obiettivo. Se non puoi essere il primo, è meglio che mischiarsi con tanti altri al centro del gruppo.

Entusiasmo, fatica, solitudine, scoramento, odio, interiorità, energia, forza, ripresa e mi ritrovo magicamente sulla discesa che porta diritta al traguardo.

Ho pensato che non ce l’avrei fatta, ho pensato anche di mollare, poi improvvisamente scatta qualcosa dentro, trovi energia e fiducia che ti conducono all’arrivo, che vorresti voltarti quasi incredulo e chiederti “come ho fatto…”.

Ci sono ancora due piccole ali di gente, e l’emozione è forte. Ultima curva e mentre taglio il traguardo trovo i miei amici ad attendermi a braccia aperte. Il momento è indescrivibile ed è facile lasciare scorrere una lacrima. E’ questo il premio di tanta fatica e non m’importa ciò che dice il cronometro, e cosa stilerà la classifica. Io sono certo solo di una cosa: oggi ho vinto io!

autore: Claudio

Le previsioni del tempo erano pessime: temperatura prevista all’orario della partenza di 4°C e nuvole basse a cancellare ogni visibilità. Non ci facciamo scoraggiare, presi più dalla goliardia della situazione che dalle previsioni meteo. In effetti è il primo week end dedicato interamente alla corsa, in cui 6 di noi hanno caricato le valigie in macchina per andare fino in Valtellina a correre una gara. Lo spirito di gruppo si sente da subito, con la sfida su “chi indovina la temperatura al passo del Foscagno” (?!?) e con il ritiro dei pettorali che genera una piccola festa e una foto con l’organizzazione.

Alla cena partecipa anche il team dei supporter e gli atleti fanno il carico di carboidrati a suon di pizzoccheri. Si va a nanna presto per essere in forma il giorno dopo. Il mattino comincia con la strategia di gruppo, come al Tour de France abbiamo il nostro fuoriclasse da supportare lungo il percorso e Guzzino definisce nei minimi particolari come ognuno di noi deve affrontare la gara per guadagnarci l’intero podio. Ok, ci siamo, siamo pronti e concentrati, abbiamo una strategia, si parte! …in salita… forse per un incomprensione fra di noi alla partenza succede che invece di Fabio in testa c’è un etiope, siamo spaesati, dalla strategia si passa alla tattica, allora ognuno per se!

La gara è tremenda, ogni salita sento i quadricipiti che urlano ed il fiato corto, bisogna tenere duro e soffrire in questa gara, il percorso ed il paesaggio mi rinforza, la giornata è meravigliosa e la temperatura è perfetta per correre.

Arriviamo, chi è più veloce aspetta e abbraccia chi arriva dopo, oggi siamo veramente un gruppo. Si ride e ci si rilassa all’abbondante pasta party, si passeggia per Livigno e ci si gode una meritata birra al sole.

E’ ora di tornare, ci si prepara, si cena, due chiacchiere fra uomini (sulla politica monetaria internazionale) e si parte. Guardo i compagni che ho avuto in questa avventura e sono contento perché so che ormai non è più solo la corsa ad unirci.

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